Questa mattina, leggendo un libro di Sara Munari, ho trovato finalmente scritti ed esposti bene alcuni concetti che girano nella mia testa da anni, partendo da una domanda:
Perché sembra che sia facile fotografare?
Le risposte possono essere tante e diversificate per tematica. Ad esempio, una delle possibili è che oggi le fotocamere, o lo smartphone, ti permettono di eseguire scatti in completa automatismo con risultati tecnici ottimi. Oppure, un’altra possibile risposta, è che per fotografare e spingere un tasto basta avere un soggetto che attiri la mia attenzione per averne un ricordo (foto di vacanza, foto di famiglia) etc…
Ebbene, tutte queste risposte hanno un loro fondo di verità, ma come ho scritto sopra, dovrebbero farti sorgere altrettante domande, tra le quali:
- Visto che lo stai facendo, perché non fotografare cercando di dire qualcosa?
- Perché non pensi al fatto che chi guarderà la tua foto possa imparare qualcosa di più rispetto alle classiche risposte che daresti alle altrettanto classiche domande del tipo, “Che bel tramonto, dove eri?”, “Che posto è?”, “Che bella famiglia che hai!!!”.
Farsi queste domande, e darsi le risposte adeguate, farà di te non un semplice produttore di immagini, ma un embrione di fotografo pronto a nascere e crescere fotograficamente.
Essere consapevole che dopo avere visto la tua serie di foto, qualsiasi tema esse tocchino, possa dare a chi osserva un senso di piacere e, in qualche modo, di miglioramento personale, è un risultato da perseguire se vuoi essere Fotografo/a (notare la F maiuscola messa non ha caso 😉).
Come si dice, “Visto che lo fai, fallo al meglio 😉”
Cit. Anonima